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Lo Scipio di padre Stefano Desideri e l'attività teatrale dei Gesuiti

Giuseppe Flammini (introduzione, testo, traduzione, commento a cura di)

Editore: eum - edizioni università di macerata
pp. 202 ISBN: 9788860564993
ed. 2016
Formati: 14x21
Prezzo: € 16.00 Prezzo eBook: € 0.00
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La pretesta Scipio di padre Stefano Desideri, di cui è qui presentata la prima edizione con commento e traduzione italiana, appartiene alla tradizione della drammaturgia gesuitica in versi latini, promossa, all'indomani della Riforma, non solo come strumento pedagogico delle future classi dirigenti, ma anche come arma ideologica rivolta contro tutti coloro che avessero deviato dalla dottrina della Chiesa cattolica. Questi prodotti letterari, solitamente recitati dai convittori nei collegi gestiti dalla Compagnia di Gesù, si richiamavano, sul piano formale, al corpus delle Tragoediae di Seneca il Filosofo, mentre gli argumenta dramatis erano solitamente attinti o dai numerosi soggetti agiografici o dal mondo pagano, come nello Scipio, che ha come protagonista il vincitore di Annibale: va da sé che, in casi come quest'ultimo, l'eroe è stato prima immerso nelle sacre acque del fonte battesimale, da cui è emerso con il corredo delle sante virtù che distinguevano il martire cristiano. La trama ne risulta pressoché scontata: essa è stata infatti inserita nelle vicende che hanno immediatamente preceduto lo sbarco delle truppe romane sul suolo africano ed è stata costruita sulla dialettica eroe / antieroe, le cui parti sono state rispettivamente assegnate a Scipione Maggiore / Pleminio, luogotenente del duce romano e personaggio marginale nella narrazione liviana.