Editore: EUM – Edizioni Università di Macerata | Collana: Biblioteca di «History of Education & Children’s Literature» n. 11 eum > scienze dell’educazione > studi |
pp. 384 | ISBN: 9788860564245 |
ed. 2015 | |
Formati: Stampa | |
Prezzo: € 20.00 | Prezzo eBook: € 0.00 |
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, Lenin e i bolscevichi promisero l’avvento di una nuova società priva delle ingiustizie sociali del passato zarista ma in breve tempo dovettero far fronte alle conseguenze sociali del primo dopoguerra e agli eventi che culminarono nella grave carestia del 1921. Scopo di questo volume è quello di ricostruire la storia del Welfare State sovietico del periodo compreso fra le due guerre nei suoi aspetti legislativi, istituzionali e sociali grazie a un complesso metodo d'indagine che coniuga macrostoria e microstoria. Questo metodo consente di variare la scala di osservazione delle riforme della previdenza sociale, cioè di analizzare sia il funzionamento delle casse assicurative sul territorio sovietico in relazione alle modalità di finanziamento, sia lo sviluppo delle prestazioni sociali nella città di Mosca, che presenta i casi particolari dell’industria di automobili "Amo-ZiL", della "scuola n. 25" e delle pensioni di guerra. Grazie a un paziente scavo negli Archivi dell’ex Urss, questo studio rivela altresì l’impatto del sistema di protezione sociale sulla vita quotidiana della popolazione e l’evoluzione sorprendente di un sistema che non mirava a garantire un trattamento egalitario dei lavoratori bensì a privilegiare coloro che contribuivano maggiormente all'industrializzazione del paese (gli operai qualificati) a scapito delle categorie più deboli e meno qualificate (invalidi e disoccupati), suscitando ondate di protesta espresse da parte delle differenti categorie sociali, in molti casi, per mezzo dell’invio di lettere alle autorità. Questo volume getta anche una nuova luce sulla trasformazione del sistema di protezione sociale, comune anche agli altri Stati europei colpiti dalla Grande Depressione, benché in Urss, essa non sia sfociata in misure di politica razziale come accadde invece nella Germania nazista.